Il certificato del casellario giudiziale per il titolo di pubblicista
Come si diventa giornalisti pubblicisti
Per diventare pubblicisti bisogna aver scritto un dato numero di articoli, retribuiti, in due anni consecutivi e presentare dei documenti:
- Tre dichiarazioni firmate dall’editore che pubblica gli articoli, compresa la lista degli stessi.
- Il certificato del casellario giudiziale.
- Le certificazioni dei pagamenti percepiti.
- Un’autodichiarazione.
In questo elenco, il certificato del casellario giudiziale è il documento che, appunto, certifica che il richiedente non ha carichi pendenti di natura penale.
Oltre ai sopraddetti documenti è necessario anche effettuare un pagamento.
Approvazione della domanda
Se la domanda è accettata, ci sono altri tre importi da versare e due fototessera da fornire. Ogni anno, poi, bisogna corrispondere una rata e frequentare obbligatoriamente dei corsi.
Iscrizione sì, iscrizione no
A proposito della convenienza o inutilità dell’iscrizione all’ordine dei pubblicisti, i pareri di chi ha ottenuto il tesserino sono discordanti. Alcuni la ritengono inutile, anzi quasi controproducente a causa dei molti pagamenti da fare a fronte della scarsità di quelli ricevuti per lo svolgimento del proprio lavoro. Altri, invece, vedono positivamente l’aver ottenuto il titolo, anche se più che altro come soddisfazione personale e, in alcuni casi, una buona voce in più da inserire nel curriculum. C’è da dire che, fra questi, pochi lavorano realmente come giornalisti. Un punto positivo e comune resta l’utilità dell’iscrizione se si è addetto ufficio stampa, in particolare in enti pubblici o grandi aziende. È da dire che in queste ultime può non essere necessario essere tesserati, ma sicuramente bisogna dimostrare la propria attività di scrittore.
In conclusione
La scelta dell’iscrizione all’ordine dei pubblicisti sembra essere una decisione molto soggettiva, in cui i singoli valutano i pro e i contro in base a quello che desiderano fare nella vita e alle loro aspirazioni lavorative. Bisogna anche considerare che grazie allo sviluppo che negli ultimi anni stanno avendo i blog, il titolo di giornalista pubblicista non preclude in alcun modo la possibilità di scrivere e pubblicare contenuti per conto proprio o di altri, anche se, a volte, si rischia che i risultati difettino un po’ di professionalità e serietà.